Comunicazione su alcuni dei temi cari al mondo imprenditoriale, alla luce della attuale crisi politica

26 agosto 2019

In un momento piuttosto confuso della situazione politica del paese (l’ennesimo, purtroppo), gli imprenditori è bene che richiamino il mondo politico a tenere al centro alcuni punti fermi, quale che sia poi l’esito dei confronti in corso nel momento in cui scrivo, per una sperabilmente rapida soluzione della crisi di governo, quale che sia.

Un primo tema è l’Europa e l’Euro: è quasi scontato, ma abbiamo già visto che è meglio non dare per scontato nulla. Si è sperimentato nei mesi scorsi che schierarsi contro l’Europa e l’Euro è posizione che può rendere sul piano della propaganda, ma non ha avuto un riscontro positivo (anzi, ci è costata sinora qualche miliardo di interessi sul debito pubblico), e non ne può avere, se non si vuole provocare un disastro. L’ancoraggio del nostro Paese al mondo occidentale, ed in particolare all’Unione Europea ed all’unione monetaria è inevitabile, se non si vuole finire in una sorta di terzo mondo, dove il nostro declino sarebbe spiegato da chi l’avrebbe prodotto con una narrazione non veritiera, e lo pagheremmo tutti, non solo noi imprenditori.

C’è poi il tema dei rapporti economici sul lavoro, ed in particolare il salario minimo. Questo argomento non è da discutere sulle piazze o in TV o social ridotti ad osterie, anche come linguaggio, ma tra le controparti sociali, e cioè noi ed il sindacato. Si può discutere in sede di contrattazione di ogni cosa, ma è importante sottolineare che tutte le imprese e tutti i lavoratori devono operare in un mondo di regole certe, rispettate ovunque, anche perché dal nostro punto di vista altrimenti si pone un tema di concorrenza sleale.

C’è il tema fiscale. Non si devono fare delle battaglie di principio sulla flat tax, per esempio, perché stiamo discutendo anche qui di un tema molto tecnico, ancora una volta non di propaganda. Un adeguato sistema di detrazioni potrebbe per esempio correggere la non progressività di questo sistema. Ma quello che interessa a noi è che il sistema fiscale non premi una dimensione aziendale rispetto ad un’altra. Un’eccessivamente bassa tassazione per le microimprese penalizzerebbe le PMI di dimensioni di poco superiori, che di ciò non godrebbero, realizzando il paradossale obiettivo non di far crescere in complesso le dimensioni aziendali ma di farle calare, e non è certo il caso.

C’è lo spinosissimo tema della popolazione residente, di diritto o di fatto, di origine straniera, che ha reso molto in termini di propaganda, ma è oggettivamente un problema di cui occuparsi pragmaticamente, e non solo in termini di principi generali di diritti dati o non dati. Noi imprenditori sappiamo che, a causa di una inflessibile crisi demografica, non possiamo fare a meno di lavoratori immigrati, che in buona parte si stanno dimostrando adeguati alle necessità delle nostre aziende. E’ impensabile che molti di questi lavoratori non portino con sé le proprie famiglie, e del resto questo ne favorisce un radicamento sul territorio che garantisce quella continuità di rapporti di lavoro di cui noi abbiamo bisogno. Noi, al di li come coniughiamo i nostri principi sul tema generale, in concreto non possiamo che essere per l’integrazione di questi lavoratori e famiglie, isolando la componente delinquenziale, che inevitabilmente c’è, e trovando per questo soluzioni efficaci, essendo conveniente per il paese quanto meno limitare il fenomeno e non mantenerlo per strumentalizzarlo ad altri fini.

Parlando di delinquenza, concludo, non dimentichiamo che certamente le violenze da parte della piccola delinquenza sono un problema sentito da tutti, specie dagli anziani, ma nel tessuto sociale italiano pesa anche di più la criminalità organizzata. Noi imprenditori sani ne stiamo pagando le conseguenze, ma la politica ne sembra distratta, anche perché, diciamocelo pure, le mafie muovono molti soldi e molti voti, e non solo al Sud. Se ne parlasse seriamente in sede di discussione sul nuovo governo avremmo modo di sperare che non si tratti solo dell’ennesimo teatrino.

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