Rapporto Export Sace – Simest 2019 – Trend e previsioni

06 giugno 2019

 

SACE- SIMEST, nel suo Rapporto Export 2019, prevede per quest’anno un incremento del 3,4% per le esportazioni (in linea con il +3,1% del 2018) e una ripresa più robusta nei prossimi anni (+4,3% in media nel triennio 2020-2022).

Nelle 20 aree geografiche privilegiate per il Made in Italy, crescerà a un tasso medio annuo del 4,8% tra il 2019 e il 2022, quasi un punto in più rispetto alla media internazionale.

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Dove esportare

Sace prevede tassi superiori al 7% in Vietnam, Cina e India, stime positive anche per Indonesia (+5,3%), Kenya e Qatar, Sudafrica. Ecco il quadro preciso, completo di dati sul valore delle esportazioni e stime di crescita 2019.

Ci sono poi tre mercati chiave su cui puntare in modo mirato, ovvero Brasile, India ed Emirati, sui quali il report fornisce schede e approfondimenti, con testimonianze di aziende e consigli pratici per le PMI. Questi paesi stanno varando programmi di upgrade industriale, miglioramento infrastrutturale e sviluppo urbanistico per sostenere la crescita, dimostrando maggiore apertura alle partnership estere, e secondo il report nel 2022 domanderanno dall’Italia 2,5 miliardi di euro di export aggiuntivo rispetto al 2018.

Settori di punta

Per quanto riguarda i settori, la parte del leone spetta all’agrifood +3,8%, seguito da beni intermedi +3,6% e beni di consumo +3,4%, mentre i beni di investimento sono il fanalino di coda con il 3,1%. Come si vede, si tratta in ogni caso di dinamiche molto simili, comprese in un intervallo fra +3,1 e 3,8%.

Il report presenta dati precisi sui trend attesi per singole attività nei diversi paesi.

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Segnaliamo approfondimenti legati a due scenari particolari, il primo legato alla cosiddetta guerra dei dazi che ipotizza un rallentamento della Cina e delle economie emergenti, il secondo invece relativo a una “Brexit disordinata” che impatterebbe sulla domanda di Made in Italy nelle economie avanzate.

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Fra gli altri driver individuati, interessante quello legato all’aumento dei tassi di urbanizzazione nei prossimi anni, che riguarda in particolare Asia e Africa, e potrà tradursi in nuove opportunità per le imprese italiane di macchinari, apparecchi elettrici, metalli, prodotti chimici e farmaceutici, alimentari e bevande, tessile e abbigliamento.

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