Intelligenza artificiale? Fuggetta: “Serve meno folklore e più cultura”

10 novembre 2023

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Intelligenza artificiale? “Serve meno folklore e più cultura”. Così Alfonso Fuggetta, Ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano e Direttore scientifico del Centro di Ricerca ed Innovazione digitale di Milano, ospite del convegno organizzato dal Gruppo imprese artigiane a Palazzo Giordani, sede della Provincia di Parma, sul tema “Mercato del lavoro ed intelligenza artificiale: cosa ci attende?”.

“Si tratta di un argomento interessante dalle grandi prospettive, come tutto ciò che concerne l’innovazione. Ma il vero dunque sta nel fatto che moltissime imprese sono purtroppo indietro riguardo alla digitalizzazione, quindi prima di porsi problemi o interrogativi di carattere quasi esoterico sull’AI, dovremmo colmare i gap mancanti ad oggi per essere competitivi e intanto approfondire le potenzialità di questo nuovo strumento”, sottolinea il Presidente Gia Giuseppe Iotti.

Potenzialità accennate anche da Elisa Soncini, Head of Area Small Business Parma e Piacenza di Unicredit che ha contribuito all’iniziativa: “La trasformazione digitale è tra i pilastri del nostro piano, Unicredit Unlocked, che portiamo avanti con determinazione e investimenti in cloud, dati e tecnologia AI. Strumenti funzionali alla diretta relazione del nostro team con i clienti che sono al centro del nostro modo di fare business”.

Entrando nel merito dell’allarmismo che si sta creando intorno all’argomento, Fuggetta evidenzia che il primo sbaglio è stato commesso da coloro che l’hanno chiamata intelligenza artificiale.

“In realtà si tratta di una tecnologia basata su calcoli combinatori, statistica e ricerca matematica. Infatti la definizione completa è generative AI e non Creative AI. Ovvero si tratta di metodi che ottimizzano le informazioni, mentre la creatività resta in capo all’uomo”.

Nessuno nega che questa innovazione possa avere un effetto impattante, “ma – continua il docente – bisogna essere maturi nell’analisi, partendo dall’osservazione dei fatti e dalla conoscenza dello strumento per guidarne consapevolmente l’introduzione e le potenzialità”.

Si perderanno posti di lavoro con l’avvento dell’intelligenza artificiale? “La vera sfida non è aver paura dei posti che perdiamo ma gestire la trasformazione del lavoro. Ci sono tantissime figure professionali che non si trovano, quindi le possibilità di occupazione non mancano, ciò che manca è una formazione adeguata alle esigenze del mercato, aiutando i giovani a scegliere consapevolmente”. Fuggetta riferisce poi che la storia in merito all’impatto dell’adozione di sistemi tecnologici, testimonia che “l’effetto distruttivo di alcuni posti è stato più che compensato dalla creazione di nuovi ruoli e funzioni. Inoltre, se penso agli operai della ThyssenKrupp che sono morti nella cisterna, dove oggi potrebbe andare un robot, mi chiedo: sono questi i tipi di lavoro che vogliamo preservare? Allora ben venga la scomparsa di tanti lavori usuranti, pericolosi, squalificanti, ripetitivi, per una trasformazione del lavoro che valorizzi più le qualità intellettiva, creativa e intuitiva della persona”.

Insomma, ciò che occorre è maggiore consapevolezza, senza troppo folklore sui temi all’ultima moda, partendo dall’ammissione che il vero problema per il lavoro non è l’AI, ma sono questioni strutturali del Paese, a partire dalla formazione e dalla riqualificazione delle risorse umane.

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