Comunicazione del Presidente Giuseppe Iotti: “Dall’inflazione al salario minimo all’interventismo della politica”

22 agosto 2023

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Per la maggior parte delle nostre imprese questo non sembra un momento troppo difficile: il problema di trovare collaboratori è spesso maggiore di quello di trovare clienti. Ultimamente sembra che il vento stia cambiando (per esempio la stagione turistica non dappertutto sta andando bene, quindi si cercano meno camerieri), però complessivamente siamo ancora in una buona situazione.

Laddove la domanda è maggiore dell’offerta, da che mondo e mondo, i prezzi tendono a salire. Anche perchè il contesto produttivo è fatto di filiere, dove ogni anello a sua volta deve comprare a monte, e se gli acquisti sono più costosi, fisiologicamente deve aumentare i prezzi di vendita, quantomeno per non chiudere. Quasi superfluo notare che le PMI in questa catena sono spesso anelli deboli.

Ormai questo meccanismo si è esteso ai salari, soprattutto laddove il personale, specializzato o meno, non si trova. Che poi l’inflazione abbia avuto origine anche dagli aumenti dell’energia e delle materie prime, è innegabile, ma io credo che la carenza di offerta che è stata un esito della pandemia abbia avuto un ruolo preminente e lo mantenga.

In un contesto “normale” questi problemi dovrebbero essere affrontati migliorando i meccanismi di mercato, oliandoli, in senso buono, si intende. La politica e l’amministrazione, sentendo i rappresentanti dei settori produttivi, tutti e non solo i tassisti e i balneari, dovrebbero lavorare in questo senso.

Invece oggi domina il populismo, sia a destra che a sinistra, e questo orientamento determina che la politica voglia dare risposte lei in prima persona al popolo, un po’ su tutto, per assumersi i meriti dei risultati.

Ma non credo che imponendo tetti ai prezzi della benzina o dei voli aerei si riesca davvero a diminuirli. Nel caso della benzina, poi, lo Stato potrebbe semplicemente diminuire la sua grossa fetta torta, ma ovviamente non lo fa.

La politica oggi, se non riesce ad ottenere un risultato, spesso impossibile coi metodi che usa (gli slogan), cerca e trova i colpevoli da additare al popolo. Questo sistema è molto pericoloso per la società, e in particolare per le imprese. Identificare un nemico pubblico fu quello che a suo tempo fecero i bolscevichi, massacrando le classi superiori, per poi stabilire un regime fallimentare per tutti, e lo stesso fece il nazismo con la finanza “ebraica”, coi risultati che sappiamo per la Germania e l’Europa tutta.

Il recente attacco alle banche ci dovrebbe preoccupare molto, in questo senso. In realtà dalla tassazione degli “extraprofitti” non si otterranno molte risorse, così come poco si è ottenuto da quella applicata alle società energetiche, mentre l’effetto di perdita di immagine nel mondo finanziario a medio termine sarà pesante.

Il mondo degli artigiani e delle PMI, spesso conflittuale con le banche, dovrebbe riflettere molto prima di accodarsi alle facili critiche, anche perchè rischia di essere la prima vittima. Nessuno infatti può obbligare le banche a farci credito, o farlo a tassi bassi, e sentirci dire dalla politica che la colpa è della BCE a noi non serve a niente.

Inoltre, è molto pericoloso che la politica si arroghi il diritto di decidere quando un profitto è eccessivo. E se domani succedesse a qualcuno di noi?

La politica dovrebbe limitarsi a creare le condizioni perchè i profitti, i prezzi, i salari siano giusti, per quello che questa parola può significare.

La politica, in una economia sociale di mercato com’è quella europea, e sperabilmente quella italiana, deve farsi carico di assistere chi ha davvero bisogno, ci mancherebbe. Deve farsi carico di garantire in tutta Italia la legalità, combattendo il lavoro nero e l’evasione fiscale (se si pensa che le tasse siano un “pizzo di stato”, le si abbassino, invece di limitarsi di proclamarlo in piazza. Se si sa già a priori di non riuscirci, si taccia).

I salari li devono decidere le parti, la contrattazione collettiva, non il governo; se altri governi lo fanno, è perchè là la contrattazione è debole, altrimenti stanno semplicemente sbagliando. E poi, chi è lo scienziato che ha stabilito che il minimo orario debba essere 9 Euro, e non 8 o 10, e poi in tutti settori indistintamente?

Ultima considerazione, che ribadisco sempre: se si pagassero i salari giusti a chi raccoglie i pomodori al Sud, costerebbero di più ai consumatori, non credo ci voglia un economista a capirlo. Perchè costino meno, bisogna importarli da paesi dove i lavoratori li pagano anche meno. E allora la politica e il popolo smettano di parlare di giustizia sociale, ammettano che l’egoismo è il solo motore, ma si preparino a pagarne le conseguenze, perchè nessuno in Italia, imprese, consumatori, politici, è così forte da trarre vantaggio ad operare in una caserma che in realtà è una giungla.

Il Presidente

Giuseppe Iotti

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