Cina: unico Paese in crescita perché ha aiutato le aziende. E in Italia cosa succede? – Il punto di vista del Presidente Iotti

11 novembre 2020

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Ho sentito da alcuni che hanno apprezzato che nei momenti più difficili ci siano state più frequenti comunicazioni da parte del GIA ed un pochino anche da parte mia.

Ho appena letto questo articolo sul Sole24Ore che mi sembra importante, al di là dello stesso argomento del titolo.

“La beffa della Cina al mondo: unico Paese in crescita nel 2020 (ma a rimorchio dei debiti occidentali)”

Segue il mio commento:

Invito alla lettura di questo articolo, non tanto perchè ai colleghi imprenditori possano  interessare o meno i successi sanitari ed economici della Cina in sè. Soprattutto dal punto di vista sanitario, le caratteristiche della società cinese che rendono possibili certe politiche efficaci non possono essere replicate in Occidente, e per fortuna.

Quello che però vorrei far notare è un altro punto: le reazioni economiche diverse, quasi opposte, che il governo cinese ha avuto, rispetto ai governi occidentali, in particolare il nostro.

Come leggiamo nell’articolo, la Cina ha aiutato non i cittadini, i consumatori, le persone, le famiglie, ma le aziende. Esse in questo modo hanno continuato ad esportare, anche se il resto del mondo è andato in crisi. En passant, i lavoratori in tal modo non hanno perso il lavoro, non stando a casa assistiti, ma andando a lavorare. Come mai?

Rispondo con un’altra domanda: cosa abbiamo fatto invece noi? E’ vero che in qualche modo abbiamo aiutato le aziende, ma non molto, e senza una politica industriale che privilegiasse, per esempio, gli esportatori. Le politiche di Commercio Estero del resto sono in mano al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, e mi fermo qui.

Cosa abbiamo fatto principalmente? Abbiamo distribuito parecchi soldi ai cittadini in varie forme. Già avevamo cominciato prima, col reddito di cittadinanza. Abbiamo rallentato il pagamento di tasse e bollette. Abbiamo distribuito soldi a partite IVA, commercianti, artisti, associazioni di volontariato e circoli culturali. Abbiamo mandato milioni di persone in cassa integrazione, che l’INPS sta faticando a pagare alle aziende, peraltro.

Dal punto di vista macroeconomico (lasciamo stare i tanti casi personali di persone realmente in difficoltà che tutti conosciamo) noi abbiamo sostenuto il consumo, e non solo di beni essenziali. In parte tra l’altro non ha funzionato, nei conti correnti degli italiani comunque c’è una cifra abnorme, pari al PIL. Tuttavia, in parte, si è speso e si sta continuando a spendere.

La domanda è quanto di questa spesa resti nel paese in modo da contrastare la crisi. Sempre sul Sole24Ore di oggi si vede che tra i grandi paesi sviluppati l’Italia è quella col calo maggiore del PIL, al momento il -12%.

Con questo non sto diventando sovranista economico, sarebbe un rimedio peggiore del male, in un paese trasformatore che non ha materie prime. I sovranismi forse se li possono permettere la Cina e gli USA, ma in realtà anche loro solo in parte.

Concludo, per spiegarmi, in modo provocatorio: vero è che gran parte del cibo, bene primario, lo produciamo in Italia, e per fortuna. Ma le mascherine? i prodotti medicali più semplici, ma più diffusi? Le magliette? Le scarpe da ginnastica? le TV? I telefonini? I servizi evoluti (Netflix, Amazon…)? I monopattini? Le auto elettriche? Dove vanno e andranno i tanti soldi che a debito stiamo distribuendo a pioggia, se non si promuove nel contempo, davvero, una politica industriale, ed una politica industriale che in particolare rafforzi il punto di tenuta delle imprese italiane, cioè le PMI? La realtà cinese dovrebbe farci riflettere.

 

 

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