13 settembre 2019
Come noto, la detrazione relativa ad interventi di riqualificazione energetica, sia su parti comuni che su singole unità immobiliari (cd “ecobonus”) può essere ceduta dal beneficiario, come previsto dall’articolo 14, commi 2-ter e 2-sexies, D.L. n. 63/2013.
Il cessionario (che può essere il fornitore di beni e servizi che hanno realizzato l’intervento, o altri soggetti privati “collegati” con il rapporto che ha dato origine alla detrazione, o banche ed intermediari finanziari solo per i soggetti “no tax area”), dopo aver accettato il credito nel proprio cassetto fiscale (con le funzionalità rese disponibili nell’area riservata del sito internet dell’Agenzia delle entrate), utilizza il credito d’imposta in compensazione mediante il codice tributo 6890, in 10 quote annuali.
La risoluzione n. 74/E del 5 agosto 2019 autorizza anche per le cessioni dell’ecobonus relativo alle singole unità immobiliari l’utilizzo del medesimo codice tributo già istituito per le cessioni dell’ecobonus relativo alle parti comuni.
Nel modello F24, il campo “anno di riferimento” è valorizzato con l’anno in cui è utilizzabile in compensazione la quota annuale del credito ceduto (nel formato AAAA).
A titolo esemplificativo, per le spese sostenute nel 2018, il cessionario che utilizza nel 2019 la prima quota, indica nel mod. F24 l’anno di riferimento “2019”; la seconda quota sarà utilizzata dal 1° gennaio 2020 con l’indicazione dell’anno di riferimento “2020”. La quota di credito non utilizzata nell’anno può essere utilizzata negli anni successivi indicando comunque l’anno originario di fruibilità.
Qualora al termine del 10° anno residui una quota di credito non utilizzata, il cessionario può proseguire la compensazione anche oltre il 10° anno e non può richiedere il rimborso.
