Calabresi all’assemblea Gia: creare bellezza nel tempo dell’incertezza

27 giugno 2025

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«Il cambiamento oggi è diventato la regola, non possiamo pensare che esista una situazione di normalità stabile che dura per anni come in passato. Per questo è essenziale allenare la flessibilità, la capacità di adattarsi, di leggere il contesto che evolve». Non si tratta di resistere, ma di fluire con consapevolezza, ha detto Mario Calabresi, ospite dell’assemblea del Gruppo Imprese Artigiane al Castello di Felino. Un concetto centrale per comprendere il tempo che viviamo. Un tempo che spezza abitudini, riscrive equilibri e chiede a ciascuno di noi — imprenditori, cittadini, persone — di ritrovare dentro di sé il coraggio della visione.

In un dialogo serrato con il presidente del GIA, Giuseppe Iotti, Calabresi ha parlato di geopolitica, tecnologia, giovani e imprese. Ha raccontato storie vere, come quella di un giovane mugnaio che ha scelto di tornare alla macina a pietra per costruire un’impresa identitaria e solida. Ha riflettuto sull’intelligenza artificiale, paragonandola a un pilota automatico: «può guidare in mare aperto mentre tu osservi il panorama, ti orienti, pensi al percorso». All’uomo resta la strategia, la visione d’insieme, la rotta. Alle tecnologie, il compito di sostenere la tattica, di alleggerire ciò che ci appesantisce, mai di sostituire ciò che ci rende profondamente umani.

Il presidente Iotti ha tracciato il quadro del sistema produttivo locale: una manifattura che tiene, ma che soffre la mancanza di manodopera, i costi dell’energia e un contesto ancora da semplificare. Ha lanciato un messaggio chiaro: servono più integrazione, più investimenti, più Europa. Ma soprattutto serve coraggio, la virtù del fare e del credere.

Ed è questo, forse, il punto centrale emerso durante l’assemblea: in un mondo che corre, non dobbiamo rincorrere, ma scegliere. Scegliere di non farci spaventare. Scegliere di restare creativi. Di costruire, ogni giorno, relazioni, imprese, progetti, comunità.

Viviamo immersi in un flusso informativo continuo che, giorno dopo giorno, sembra privilegiare ciò che non funziona: cronaca nera, conflitti, instabilità. È una narrazione che finisce per abituarci alla paura, alla sfiducia, al senso di impotenza.

Lo ha detto con chiarezza anche Mario Calabresi, ricordandoci quanto sia facile cadere in questa spirale: «Questo ci impedisce di vedere tutto ciò che va bene. Ritagliatevi del tempo libero dall’informazione e tenete gli occhi aperti per vedere cosa succede intorno a voi. State disconnessi e state nel reale, pieno di cose buone che funzionano».

E in effetti, ogni giorno accade anche il contrario. Nascono idee, si costruiscono imprese, si generano relazioni, si prendono decisioni coraggiose.
C’è un’Italia che produce, che forma, che innova.
C’è un’umanità che, nel silenzio, non ha mai smesso di credere nella bellezza, nella condivisione, nella possibilità concreta di cambiare le cose.

Sono notizie più sottili, più quiete. Ma esistono.
E imparare a vederle, ad ascoltarle, a riconoscerle, è già di per sé un atto rivoluzionario.

E allora sì: servono strategia, competenze, modelli. Ma più di tutto, servono sguardi aperti, tempi di silenzio, fiducia nella forza creativa dell’uomo.
Perché ciò che è veramente umano — la visione, la bellezza, il pensiero lungo — non si può delegare alle macchine.
E sarà proprio ritornando a quella vibrazione più alta che, lentamente, invertiremo la rotta.

In allegato la Relazione annuale del Presidente Giuseppe Iotti.

Ufficio Stampa GIA

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