Andamento export italiano 2018 – Quadro Generale

31 ottobre 2019

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Sintesi Rapporto ICE 2019

La performance del commercio estero e le attività internazionali delle imprese italiane sono state al centro del XXXIII Rapporto di ICE-Agenzia ‘l’Italia nell’economia internazionale’ in un contesto globale caratterizzato da una fase di rallentamento della crescita economica il commercio internazionale registra performance tutto sommato positive.

Nel 2018 gli scambi di beni e servizi sono cresciuti del 3,8%, dopo il +4,6% registrato l’anno precedente, influenzati dall’incertezza dovuta alla Brexit, dagli orientamenti protezionistici assunti da alcuni Paesi, dalla sfida tecnologica tra Usa e Cina e dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e UE. Il risultato è stato un aumento dei dazi e delle barriere non tariffarie che rischia di ripercuotersi sempre di più sulla rete internazionale degli scambi, tanto che il Fondo Monetario Internazionale ha previsto un rallentamento, con una crescita del commercio globale del 3,4% per il 2019.

Secondo quanto emerge dal XXXIII Rapporto di ICE-Agenzia ‘l’Italia nell’economia internazionale’, pubblicato a luglio, i Paesi asiatici emergenti si sono confermati i mercati più dinamici nel 2018, insieme al Nord America e all’America Latina, con una crescita delle importazioni di merci del 5%.

In questo contesto globale le esportazioni italiane, come evidenziato dal Rapporto, sono cresciute, a dimostrazione dell’interesse estero nei confronti delle eccellenze del made in Italy. Questo trend va avanti da un decennio se consideriamo che, nel periodo 2008-2018, il nostro export è aumentato del 16,9% (fonte di Assolombarda) e oggi rappresenta circa il 32% del PIL, contribuendo a un saldo positivo della bilancia commerciale di 44 miliardi di euro (2,2% del PIL).

Nel dettaglio, nel 2018 le esportazioni italiane sono aumentate dell’1,9%, mentre le importazioni del 2,3% e per i primi mesi del 2019 l’ISTAT ha stimato una crescita del 4% rispetto all’anno precedente, nonostante il protrarsi dei fattori di incertezza a livello globale. La crescita dell’export dell’Italia nel 2018 è stata trainata dai mercati dell’Unione Europea (+4,1%) rispetto alle aree extra-UE (+1,7%), sebbene aumenti consistenti siano stati registrati anche in India, Stati Uniti e Canada. Questa ripresa si deve ai risultati conseguiti in Nord America e in alcuni mercati asiatici, come il Giappone e la Corea del Sud, mentre resta più limitata la quota di mercato in Cina (0,9%). L’Italia è solo il quarto partner commerciale di Pechino tra i Paesi dell’UE (dopo la Germania, il Regno Unito e la Francia) e il 24esimo a livello mondiale. Le opportunità nel Paese però non mancano per le nostre imprese, soprattutto nei macchinari, nella moda, nell’agroalimentare e nell’e-commerce.

A livello settoriale, secondo il Rapporto, le performance migliori dell’export italiano sono state realizzate nei comparti dei beni intermedi, nel farmaceutico, nell’ICT e nella moda. Nei servizi la crescita delle esportazioni nel 2018 è stata del 5,5%, trainata dal turismo.

Se guardiamo, invece, alla dimensione delle imprese esportatrici rispetto agli altri partner dell’Eurozona, in Italia prevalgono le PMI: nel 2016 le 9.600 medie imprese italiane hanno fatto registrare un valore delle esportazioni di 11 milioni di euro ciascuna, quasi il doppio rispetto alle aziende di medie dimensioni di Francia, Spagna e Germania.

Confrontando le imprese esportatrici con quelle che operano solo sul mercato interno, dal Rapporto emerge che le prime hanno un vantaggio consistente in termini di produttività del lavoro, livello medio delle retribuzioni, intensità di capitale investito e numero medio di addetti per impresa rispetto alle seconde.

La Germania e la Francia si sono confermati i principali mercati di sbocco delle vendite di merci italiane, con quote pari rispettivamente al 12,6% e al 10,5% del totale mentre al terzo posto si sono posizionati gli Stati Uniti, con il 9,2%, seguiti dalla Spagna (5,2%) e dal Regno Unito (5,1%). Tra i prodotti manifatturieri italiani maggiormente esportati all’estero nel 2018 si segnalano: materiali da costruzione in terracotta; cuoio, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce e tinte; pietre tagliate, modellate e finite; prodotti da forno e farinacei, articoli in pelle e simili; tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio; cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo.

Rispetto al 2017, nel 2018 è diminuito lievemente l’export realizzato dalle imprese con fatturato estero inferiore a 50 milioni di euro (-0,2%), mentre è cresciuto quello degli operatori appartenenti alla classe di fatturato estero compresa tra 5 e 50 milioni di euro (+1,3%). Sono scese, infine, le esportazioni delle imprese della classe tra 750mila e 5 milioni di euro (-3,5%) e di quelli che fatturano meno di 750mila euro grazie all’export (-7,3%), mentre un incremento superiore alla media ha colpito le imprese oltre i 50 milioni di euro (+5,1%). Guardando al mercato di sbocco solo il 47,4% degli operatori esporta merci verso un unico mercato, mentre il 17,4% opera in oltre dieci.

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