Un nuovo accordo proteggerà 100 indicazioni geografiche europee in Cina

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In vigore entro la fine del 2020

In continuità con la creazione della più vasta rete di accordi commerciali del mondo, che ormai oggi dispone di 41 accordi che coinvolgono 72 paesi, l’Unione Europea ha compiuto, negli ultimi mesi, importanti passi verso una maggiore protezione delle denominazioni di prodotti specifici, per promuovere le caratteristiche uniche di qualità e autenticità legate all’origine geografica e alle competenze tradizionali.

I regimi di qualità costituiscono infatti uno dei principali successi dell’agricoltura europea, con oltre 3300 denominazioni UE registrate come indicazione geografica protetta (IGP) o denominazione di origine protetta (DOP) con un mercato, in termini di valore di circa 74,8 miliardi euro, che rappresenta complessivamente il 15,4% di tutte le esportazioni UE di prodotti alimentari e bevande.

Il 7 ottobre scorso l’Unione ha aderito, nell’ambito dell’accordo di Lisbona sulle denominazioni di origine e le indicazioni geografiche, all’Atto di Ginevra , un trattato dell’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (WIPO) che ha come obiettivo l’ampliamento dell’ambito di applicazione dell’accordo di Lisbona per la protezione delle denominazioni di origine e la loro registrazione internazionale, consentendo alle organizzazioni internazionali, come l’UE, di diventare parti contraenti.

A distanza di un mese, il 6 novembre 2019, l’UE ha, inoltre, concluso con la Cina i negoziati relativi ad un accordo bilaterale volto a proteggere da usurpazioni e imitazioni 100 indicazioni geografiche europee in Cina e 100 indicazioni geografiche cinesi nell’UE. Si tratta di un accordo storico, sia dal punto di vista culturale che dal punto di vista economico e commerciale, le cui basi erano state poste nel 2012 con la registrazione e la protezione di dieci indicazioni geografiche per ciascuno dei due paesi.

Esempio concreto di cooperazione tra l’UE e la Repubblica popolare cinese, l’accordo rispecchia la vocazione delle due parti al commercio internazionale e all’adesione alle norme internazionali in quanto base delle loro relazioni commerciali. Dal punto di vista commerciale, l’accordo dovrebbe determinare vantaggi reciproci e una domanda di prodotti di elevata qualità da entrambe le parti.

Dalla prospettiva europea, l’elemento che rende vantaggioso l’accordo è da identificare nel potenziale di un mercato in continua espansione. Con un volume che ha raggiunto i 12,8 miliardi di euro tra settembre 2018 e agosto 2019, la Cina è, infatti, la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari dell’UE e, con una classe media in considerevole aumento, il mercato cinese ha un margine di crescita elevato per le bevande e i prodotti alimentari europei.

L’elenco UE delle indicazioni geografiche da proteggere in Cina comprende prodotti molto vari tra cui il Cava, lo Champagne, la Feta, l’Ouzo, il Porto e il Prosciutto di Parma italiano, tra i prodotti cinesi la Pasta di fagioli Pixian, il Tè bianco Anji, il Riso Panjin e lo Zenzero Anqiu.

Spetterà ora al Parlamento europeo e al Consiglio approvare l’accordo che dovrebbe entrare in vigore entro la fine del 2020 e che, e dopo quattro anni dall’entrata in vigore l’ambito di applicazione dovrebbe essere esteso ad altre 175 indicazioni geografiche per ciascuna parte.

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