Scattano i Dazi imposti dagli USA sui prodotti italiani

Seguici anche su

Facebook
YouTube
LinkedIn
Instagram


Dalle parole ai fatti come promesso. Dal 18 ottobre a partire dalla mezzanotte la black list voluta da Donald Trump sui prodotti europei importati negli Stati Uniti che saranno colpiti dai dazi diventerà operativa. Uno dei settori più bersagliati dalla nuova politica commerciale americana sarà quello del Made in Italy. Le ultime stime parlano di 500 milioni di danni alle esportazioni italiane. Per questo la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova ha prima chiesto al premier Conte e al ministro Di Maio di rafforzare il dialogo del Governo con l’Amministrazione Usa per mettere in campo azioni preventive finalizzate alla promozione dei nostri prodotti negli Stati Uniti.

Poi da Lussemburgo ha sollecitato una fortissima risposta da parte dell’Europa alle politiche commerciali americane, accelerando, prima che sia troppo tardi, il lavoro delle diplomazie. Soluzione negoziale condivisa dallo stesso Phil Hogan, commissario Europeo all’Agricoltura, anche perché nessuna delle parti avrebbe interesse ad avviare una guerra commerciale.

Sarà il Parmigiano-reggiano ad accusare il colpo più duro dei dazi Usa sui prodotti italiani che scattano domani, venerdì. Secondo il Consorzio di produzione della DOP emiliana, infatti, il 25% dell’impatto complessivo delle misure doganali contro l’Italia andrà a ricadere proprio sul re dei formaggi. Su questo prodotto, in particolare il dazio aumenterà dagli attuali 2,15 dollari a circa 6 dollari al chilo, facendo salire il costo del formaggio da circa 40 dollari al chilo, ad oltre 45 dollari sugli scaffali dei supermercati americani. Con effetti per il Consorzio ancora non prevedibili su un comparto che dà lavoro a 50mila persone e che si trova colpito nel suo secondo mercato export, dove ogni anno si vendono oltre 10mila tonnellate di prodotto.

“Chiediamo l’aiuto e il sostegno del Governo e dell’Unione europea, sia per riallocare il prodotto che non verrà venduto negli Usa, sia per le spese legali che continuiamo a sostenere per difendere le Dop dagli attacchi delle multinazionali che vogliono mettere le mani sul business dei prodotti a indicazione geografica”, dice il presidente dei produttori di Parmigiano Reggiano Nicola continua Bertinelli.

“Consideriamo che per ogni chilo di Parmigiano Reggiano importato ci saranno oltre 4 dollari in più che andranno nelle casse del governo americano ma il prezzo per il consumatore aumenterà nell’ordine dei 5/6 dollari al chilo”, dice Riccardo Desertidirettore Consorzio Parmigiano Reggiano. “Per questo – sottolinea – non è facile tradurlo poi in un danno per il calo della domanda ma sicuramente già nel breve periodo lo possiamo stimare nell’ordine dei 40 – 50 milioni di euro potenziali”.

“E chiaro – spiega invece Lorenzo Bazzanaresponsabile economico Coldiretti – che c’è un tentativo strisciante da parte degli Stati uniti di far passare il concetto che per esempio il ‘Parmesan’ sia un formaggio generico, un generico formaggio da grattugia”. “Quello che è il sogno degli Stati Uniti – conclude – è riuscire a scardinare il sistema delle denominazioni d’origine, in modo da poter dire che il ‘Parmesan’ è un formaggio stagionato da grattugia e basta”.

Chiedi informazioni e scopri tutti i vantaggi per gli associati GIA

Scopri di più

Contenuto protetto

Per poter visualizzare il contenuto è necessarrio effettuare il login.

Facebook
YouTube
LinkedIn
Instagram