Il coronavirus “riabilita” i cattivi pagatori? – Commento del Presidente del Gruppo Imprese Giuseppe Iotti

25 maggio 2020

 

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Il Presidente GIA Giusppe Iotti propone una riflessione partita dall’analisi di una notizia pubblicata sul Sole 24 Ore di Domenica 24 Maggio:

“Così il coronavirus “riabilita” i cattivi pagatori. Stop alle segnalazioni alla Centrale Rischi di Bankitalia”

https://www.ilsole24ore.com/art/cosi-coronavirus-riabilita-cattivi-pagatori-stop-segnalazioni-centrale-rischi-bankitalia-ADdTlrS 


“La crisi economica connessa all’emergenza contagio da covd-19 è severa, e purtroppo non sembra che sia qui per andarsene tra poco, come speriamo invece del virus.

La lettura di questo articolo mi ha fatto sorgere spontanee alcune riflessioni.

C’è chi in questa crisi si è trovato a dover chiudere del tutto l’attività. Altri hanno proseguito col lavoro, ma la maggior parte ha potuto lavorare in modo ridotto, e molti, pur potendo restare aperti, si sono trovati con pochi o addirittura senza clienti, perché le chiusure hanno colpito la distribuzione o altri anelli delle filiere. Qualcuno, non molti, ha avuto un andamento stabile, e c’è perfino chi ha lavorato di più.

Quello che però rischia di capitare a tutti adesso, e diversi già lo testimoniano, è di faticare ad essere pagati dalla clientela.

I provvedimenti del governo di cui a questo articolo non hanno una portata totalizzante, com’è giusto che sia. I cattivi pagatori che li erano da qualche tempo prima della pandemia restano noti al sistema per quelli che sono, cioè cattivi pagatori.

E’ d’altronde vero che molte aziende serie, penalizzate dalla chiusura totale o parziale, dovendo far fronte in questo momento a costi superiori al fatturato, e non essendo riusciti ancora ad avere sufficiente credito bancario, si trovano nell’impossibilità di pagare i creditori, e ad essi deve andare una certa comprensione. Non devono finire nella lista nera per una situazione temporaneamente necessitata.

Tuttavia, provvedimenti come la mancata segnalazione alla centrale rischi non vorrei incoraggiassero un malcostume che purtroppo affligge da tempo, e sempre di più, il mercato italiano: i pagamenti ritardati. O addirittura del contenzioso strumentale al non pagare, o pagare con sconto. I tempi della giustizia italiana incoraggiano questi comportamenti da parte di imprenditori spregiudicati.

Occorre su questo tema che le imprese si rendano conto che siamo tutti parte di un sistema, verrebbe a dire birilli in mezzo a tanti altri. Se un birillo cade smettendo di pagare, nessuno paga nessuno, ed i birilli, buoni o cattivi che siano, rischiano di cadere tutti, i meritevoli ed in non meritevoli.

E’ una situazione in cui una comune moralità costruisce un comune interesse anche economico. Alla lunga la scarsa serietà non paga, ma per chi è serio è amaro constatare come qualche furbo, almeno nel breve periodo, non paghi dazio.

Una seconda riflessione è sul ruolo delle banche in questa situazione. Molti si lamentano, ed a ragione, della scarsa flessibilità del sistema finanziario, i tempi troppo lunghi rispetto all’emergenza, ed anche alcune furberie, quali il sostituire il credito normale con quello garantito dalla Stato, ed in sostanza darti in più poco o nulla.

Bisogna però rendersi conto di una questione fondamentale nel nostro Paese: il nostro sistema finanziario è prevalentemente incentrato sulle banche, se paragonato ad altre nazioni avanzate. Poche aziende si finanziano in Borsa, e le varie forme di finanza privata non sono ancora decollate, se mai lo faranno. In questa situazione è importante che le banche siano e restino solide. Le polemiche degli scorsi anni, che hanno reso dal punto di vista elettorale ad alcune forze politiche molti voti, non sono state del tutto condivisibili, a mio avviso. Gli istituti di credito non sono i delinquenti di Italia, anche se con noi imprenditori non sempre si comportano come dovrebbero e come vorremmo. Io credo che in Italia sia peggiore la quesitone del basso livello della politica e dei politici, che non quella dei comportamenti delle banche. Non vorrei tra l’altro che la politica volesse, giustificandosi in questo modo, rimettere le mani sugli istituti di credito, com’era nella prima repubblica, dove i politicanti di minor valore venivano parcheggiati nei loro consigli di amministrazione, dove magari non rubavano, ma facevano clientelismo.. Questo fenomeno tra l’altro ha determinato il collasso delle banche meridionali, e non mi pare che l’economia del Sud ne abbia tratto vantaggio. Quindi lunga vita alle banche sane! Anche se le vorremmo più rapide e più amiche.

Tra l’altro, avremmo meno bisogno delle banche se avessimo aziende più capitalizzate. L’imprenditore deve essere il primo a credere nella propria azienda. Un’azienda dove i debiti bancari superano il patrimonio impegnato dall’imprenditore non è un bel vedere. Avremmo meno bisogno delle banche se ci pagassimo i debiti prima e meglio reciprocamente. Se c’è una colpa che possono avere le banche è quella di lucrare dagli interessi sul credito commerciale. E’ giusto criticare questo fenomeno. Ma se le aziende pagassero le aziende, il credito commerciale sarebbe minore, da cui minori spese, e minore ingerenza delle banche nelle nostre imprese. Sarebbe un mondo migliore, salvo che per qualche spregiudicato che basa il proprio modello di business sul pagare tutti i fornitori con ritardi epocali, tenendoli col cappio al collo. Speriamo che questo virus non peggiori anche questa malattia.”

Giuseppe Iotti

Presidente Gruppo Imprese

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