Commento di Giuseppe Iotti, Presidente GIA, su riforma delle pensioni e mercato del lavoro

11 ottobre 2018

Abbiamo letto sulla stampa (Agenzia AGI, di Enel) una notizia di questo tenore.

“Con la riforma quota 100 ci sarà più di un’assunzione per ogni pensionato e molte aziende stabilizzeranno poi i dipendenti grazie al decreto dignità, rilancia il ministro dello Sviluppo. “Gli imprenditori garantiscono nuovi posti di lavoro con il superamento della Fornero”, sottolinea il responsabile dell’Interno.

Ammesso e non concesso che quest’affermazione sia stata riportata fedelmente, intanto c’è da domandarsi quali sarebbero quegli “imprenditori” che hanno espresso questo parere, e nel caso chi rappresentino. La mia percezione da presidente GIA che parla con gli imprenditori associati è che le cose purtroppo non siano così semplici ed automatiche. Magari le fossero. Anzitutto, un lavoratore in meno, che va in pensione nel breve, dà spesso zero nuovi occupati.

A me personalmente sta succedendo che un operaio specializzato è andato in pensione in luglio (a 59 anni, ma aveva iniziato a 15 anni, ed il lavoro, per quanto specializzato, era talvolta faticoso). Da allora ho visionato una mezza dozzina di proposte, non di più perché altre non si sono presentate, ma sono state rifiutate non da me, ma anche da albanesi e romeni, una volta chiarite le condizioni di lavoro. Vent’anni fa chi cercava lavoro avrebbe accettato, perché il salario è buono, il lavoro operaio non dovrebbe fare schifo a nessuno. Il tutto avviene non a Parma, ma in provincia di Rovigo, cioè l’area più depressa del nord Italia. Laggiù, come a Parma, se cercassi diplomati tecnici non li troverei, mentre troverei diplomati di altro tipo o laureati quanti ne voglio, però in questo caso non mi servono.

C’è un ulteriore problema. Poiché la formazione di un operaio specializzato necessita tempo, e il tempo è un costo, le aziende, perdendo personale esperto, cercano di razionalizzare quello che c’è. Del resto Impresa 4.0 c’è anche per questo: non a caso alcune forze politiche avevano ipotizzato di depotenziarla, decidendo poi fortunatamente di fare il contrario. Il fenomeno chiamato luddismo, che nel ‘700 arrivò a spaccare le macchine per salvaguardare occupazione generica, esiste ancora nella testa di qualcuno.

Altra considerazione è che noi siamo imprenditori onesti, quindi, qualora volessimo utilizzare ancora, su base non stabile, le competenze di un pensionato ancora giovane, lo faremmo con gli strumenti che ci danno le leggi. Non ce ne sono molti, che convengano al lavoratore. I voucher ha ben pensato di abolirli il precedente governo, e non si parla di ripristinarli. Forse è “indegno”, ma così in pratica si incentiva il lavoro nero.

Il lavoro nero limita l’occupazione dei giovani. I dati di disoccupazione di alcune zone del paese sono gonfiati dalla sua esistenza. Le statistiche di disoccupazione giovanile sono anch’esse gonfiate, sia pure di meno, e sono comunque piuttosto alte perché i lavoratori in nero più anziani limitano direttamente quella pulita dei giovani. Il tema non sembra all’ordine del giorno.

Quanto al “decreto dignità”, mi sono già espresso con Confindustria: gli aspetti positivi sono marginali, quelli che vanno in direzione opposta ai desiderata sono già qui da vedere.

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